Stamattina, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne, ho partecipato come relatrice a un seminario rivolto ai ragazzi che si è svolto all’istituto Giuseppe Mazzini di Napoli, che è stata anche la mia scuola.
Ecco il testo del mio intervento: (per alcuni punti ho preso spunto da un testo scritto qualche giorno fa dalle autrici di pasionaria.it)
I 5 punti per una corretta narrazione della violenza:
Io non sono una giornalista, sono una blogger e leggo ogni giorno di donne ammazzate, stuprate o violate. Il modo in cui viene narrata una violenza dovrebbero essere cambiati e dobbiamo essere proprio noi ragazzi a cambiare questa cultura.
Ecco 5 punti che vorrei analizzare insieme a voi; qualcuno è stato analizzato da alcune mie colleghe blogger
1: la rappresentazione della donna vittima giovane e bella, col volto tumefatto, o con l’occhio nero: questo tipo di rappresentazione fa capire al lettore che a subire violenza sono solo le donne giovani e belle, quando invece non è così. La violenza non ha estrazione sociale, viene perpetuata nei confronti di donne ricche e anche di quelle povere e di qualunque età.
2: i midia ci raccontano solo le violenze più gravi come il femminicidio o lo stalking, quando invece la violenza è anche altro; sono le discriminazioni, anche quelle nei confronti delle persone disabili, le molestie sugli autobus, le battute sessiste( alla Boldrini gliene hanno dette di tutti i colori).
3: i media tendono a giustificare l’uomo violento. L’hanno scorso leggevo: “lei lo aveva lasciato e lui era stressato”; questa frase sottolinea il fatto che è la donna l’essere colpevole, l’uomo agisce di conseguenza. Invece la questione è più profonda e ben diversa: l’uomo, che considera la donna una sua proprietà, la uccide perché visto che lei lo ha lasciato, ha perso il possesso su di lei.
4: omicidio=raptus: leggiamo quasi sempre una frase tipo questa: il marito ha ucciso la moglie in un raptus”; l’omicidio non è una questione di rabbia momentanea, ma avviene dopo un escalation di violenze fisiche e psicologiche.
5: lo stupro è colpa della vittima: non so se ricordate il caso della 16enne stuprata a Roma l’anno scorso, questo è un esempio per tutti. Lì l’opinione pubblica tendeva a incolpare la ragazzina chiedendosi come mai lei a mezzanotte era in giro da sola, com’era vestita, ecc ecc. Lo stupro non dipende dall’abbigliamento o dal fatto che una persona se ne vada in giro da sola in tarda sera. Quindi i media dovrebbero limitarsi a scrivere i fatti così come sono andati e cioè che l’uomo ha stuprato una ragazza.
Alcune parole le ho cambiate rispetto a stamattina, ma il succo del discorso che ho fatto ai ragazzi è stato questo.
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